lunedì 17 agosto 2015

SARDEGNA: CRONACA DI UN VIAGGIO ETNO-MISTICO-STORICO-GEO-MUSICO-ANTROPO-INTROSPETTIVO-SAURITO-ENO-CARNIVORO-GASTRONOMICO

Ebbene eccomi, torno dopo non so quanto tempo a scrivere un po' di roba sulla mia sconosciuta paginetta.
Questa volta, però, non parlerò di scienze o di scemenze, ma semplicemente di un viaggio. Questi sono i pensieri scaturiti da un viaggio di due amici in una terra splendida, unica, antica e affascinante: la Sardegna. Protagonisti: io, il "Compare" e l'"Ingegnere".
Tutto inizia quando, durante una cena in quel di Roma quest'invero, il nostro caro amico Ingegnere ci fa vedere sul telefono la foto di due bamboline di pezza rappresentanti due sposi. Era il suo modo per invitare me e il caro Compare al suo matrimonio. Data stabilita: 9 agosto 2015. In Sardegna. A Cagliari.
Mai data più indicata per un matrimonio.
Da quella sera, forse era gennaio, ne sono successe davvero tante di cose, belle e brutte, soprattutto a me e al Compare. Aspettavamo questo viaggio, lo abbiamo programmato bene e a lungo e, finalmente, la mattina del 7 agosto 2015, alle 05:15, partiamo per andarci a imbarcare a Civitavecchia, obbiettivo Olbia.
Ora, siamo partiti come due disperati. La sera prima, quando il Compare venne a Roma, al posto di riposare per il lungo viaggio del giorno dopo ci siamo fatti una carbonara di proporzioni epiche per cena, un po' di bicchieri, poi siamo usciti, altri bicchieri, poi siamo rientrati, altri bicchieri, poi a letto.
Un'ora e mezza di sonno.
Ma è andata benone.
Appena imbarcati alle 06:45 ci sistemiamo sul ponte, alle 08:30 si parte alla volta della Sardegna. Il viaggio è stato molto tranquillo: mare calmissimo, aria pulita, un po' troppa foschia ma soprattutto ho finalmente visto i delfini, bellissimi, passare vicino la nave come per salutare noi viaggiatori, con i loro splendidi ed eleganti salti e quelle loro espressioni che solo a vederle ti migliorano la giornata. Un inizio davvero positivo.
Alle 15:00 più o meno scendiamo a Olbia, accendiamo la macchina, ci immettiamo nel traffico e, dopo soli 10 minuti, ci fermiamo per una birra. Visto che ci attendevano tre ore di macchina per raggiungere Cagliari, dovevamo carburare. Quindi, Ichnusa "al bacio", panino con la mortadella e via. Arriviamo a Cagliari intorno le 19:00, se non ricordo male, e ad attenderci c'era già l'Ingegnere che ci aveva prenotato il b&b. Un ragazzo, un amico fantastico: la sua faccia appena ci ha visto esprimeva una gioia vista raramente, nonostante l'immane esaurimento pre-matrimoniale che aveva addosso. Ci teneva che andassimo al suo matrimonio, voleva avere vicino anche noi, e ha dimostrato una gentilezza, una disponibilità e un senso dell'accoglienza davvero fuori dal comune.
Comunque, arrivati a Cagliari inizia lo show. Prima impazzimenti vari per trovare parcheggio, poi riflessioni malate pseudo-intolleranti di cui è meglio evitare di discutere, risate che non finivano più, battute rimaste ormai nei nostri annali (sti cazzo di b....., e......, commercianti).
Arrivati al b&b io e il Compare ci prepariamo per l'addio al celibato, al quale eravamo stati invitati.
La cosa sembrava partire bene; per arrivare dal "messicano", dove siamo andati a cenare, è stato un altro show: guida spericolata di un Ingegnere sardo in fase di esaurimento pre-matrimoniale. Ma avete mai visto un ingegnere imboccare due volte una rotonda in senso opposto e tre volte dei divieti d'accesso? Un pazzo scatenato, e meno male che sembra la persona più calma del mondo (ma io e il Compare sapevamo di cosa era capace, più o meno...).
La festa di addio al celibato è stata davvero fenomenale: cena al messicano, e poi bowling. Ora, uno quando sente "bowling" a un addio al celibato potrebbe immaginare che le "bocce" per colpire i birilli siano un messaggio in codice per altro. Beh, è pur sempre un addio al celibato, no?
Col cazzo. Le bocce erano bocce, e i birilli (per fortuna) erano birilli.
Avanti.
Il giorno appresso, sabato 8, io e il compare ci concediamo una giornata tranquilla. Visita della città la mattina, mare il pomeriggio e inevitabile constatazione che le ragazze sarde sono davvero bellissime. Punto.
Andiamo a domenica, giorno del matrimonio. Con la mattina iniziano i primi problemi: faceva un caldo assurdo. Per fortuna l'Ingegnere aveva esentato gli amici invitati a vestire con giacca e cravatta, e io e il Compare l'abbiamo preso alla lettera: pantaloni e camicia da damerino io, pantaloni e camicia da santone il Compare. Fregnissimo.
Il matrimonio era alle 17:00, la chiesa abbastanza vicina e noi usciamo di casa alle 16:30 per arrivare un po' in anticipo.
Ci riusciamo? Ma secondo voi...
Arriviamo addirittura poco dopo la sposa (maledetto Waze e maledetta signora di cui non ci interessava conoscere la sua vita passata), entriamo correndo in chiesa e prendiamo posto. Ora, io in particolare quel giorno avevo un compito: fare la prima lettura. E non sapevo come diavolo comportarmi né dove andarmi a posizionare (grazie al c.... quarzo, ero arrivato tardi). Già a pensare che in quella lettura dovevo dire "Alzati e mangia!" mi faceva sentire un cretino, poi sono arrivato tardi, non sapevo dove andarmi a mettere e, inevitabilmente, appena si è iniziato a leggere una signora si è presentata al mio posto.
Il patriarca (ho imprecato silenziosamente).
Ma è andata bene. La signora si accorge della mia ingombrante presenza e mi cede il posto.
Tutto ok? Suvvia... La mia lettura era totalmente sgrammaticata. Mancavano preposizioni, virgole, parole e quant'altro. Dopo un'immediata battuta di arresto per tentare di capire cosa diavolo stessi leggendo, con un po' di fantasia sono arrivato fino alla fine. E soprattutto con impegno. Ricordo ancora quando l'Ingegnere mi fece l'invito a leggere la prima lettura. Eravamo a farci una birra in una piadineria vicino casa, e la cosa mi fu detta con una tranquillità disarmante, come se mi stesse chiedendo "ma facciamoci un'altra birra!". Che poi ci siamo fatti ovviamente. Ero colpito e nello stesso tempo emozionato, l'Ingegnere ci teneva che ricoprissi io questo compito e, nonostante i soliti imprevisti tipici del sottoscritto, l'ho fatto, con orgoglio, e sono stato felicissimo di farlo.
Poi vabbè, altri inghippi del cavolo, come lo spara coriandoli che mi esplode in mano e mi taglia il pollice. Ne ho usati almeno una decina in vita mia e qual'è quello che mi deve far fare una figura di merda? Maledetto...
Ma è andata benone.
Poi, e poi... ehehehehe... E poi la cena...
Io e il Compare eravamo partiti in modo piuttosto tranquillo, forse anche troppo. Avevamo già conosciuto i nostri compagni di tavolo nell'addio al celibato e non ci erano sembrati dei gran commedianti. Solo l'Ingegnere, in cuor suo, sapeva che in quel particolare tavolo, quello con la delegazione abruzzese, sarebbero successi sfracelli.
E secondo voi si è sbagliato?
Alla fine ne rimasero in piedi solo due, erano crollati tutti per i troppi bicchieri, come crollò (di stanchezza) anche il cameriere che ci portava il vino, il quale, praticamente, ha passato buona parte della sera a portare bottiglie di bianco alla nostra tavola. Alla fine, 6 persone si sono fregate almeno 8 bottiglie (stima a ribasso); il bollettino riportava due morti, un ferito grave, una apparentemente illesa e due insospettabili lupi, artefici silenziosi del reato, ancora in assetto da combattimento. E intanto l'Ingegnere pregava di non colpire troppo forte il tavolo perché non lo voleva ripagare (chissà chi era a menare sul tavolo...)
Poi accadono le cose strane: io che mi incazzo con l'open bar che non apre, riflessioni razziste su popolazioni continentali mal sopportate, io che continuo ad incazzarmi con l'open bar, torta, io furioso con l'open bar, io che vado in bagno, il Compare che compie opere di carità nei miei confronti, io che, dopo un paio di giorni, realizzo di essere un emerito coglione. Ah, e che mi incazzo con l'open bar aperto perché non c'erano gli amari. E rinnega dai...
Alla fine, facendo le somme della serata, si può tranquillamente dire che è stata splendida. Io e il Compare abbiamo conosciuto persone davvero simpatiche, che ci hanno accolto in modo semplice e amichevole, che ci hanno trattato come se ci conoscessero da sempre, che hanno condiviso risate, chiacchiere, considerazioni, schiamazzi e quant'altro. Davvero belle persone per una bellissima serata. E soprattutto, una coppia di sposi bella, sorridente, felice di quel giorno e di quella loro bellissima unione, emozionati e che emozionavano, tanto che, nel momento dello scambio delle fedi, una mezza lacrima è quasi uscita anche al sottoscritto. E la cosa credo che non mi sia mai successa.
Questo è quanto per il matrimonio. Ora il racconto prenderà una piega diversa, perché inizia quello che è stato il vero viaggio, quello di due amici in cerca di un modo di svagarsi, liberare la testa da vecchi pensieri e comprendere e affrontare meglio i nuovi. Un viaggio tra la natura, la storia, l'arte, la tradizione e i paesaggi della Sardegna, a bordo di una C3 che alla fine della settimana segnerà quasi 1200 km percorsi tra il cagliaritano, il nuorese e la Gallura.
Lunedì 10 agosto si parte alla volta di Nuoro. Per la strada ci fermiamo a visitare l'area archeologica del Pozzo di Santa Cristina. E' da lì che, probabilmente, iniziamo a renderci conto davvero dove siamo. Da quel giorno iniziamo a capire come l'aria, la terra e il cielo di quell'isola siano qualcosa di diverso, di unico, di mai sentito fino ad allora. La stessa aria ha un profumo nuovo, carico di qualcosa di antico e mistico, selvatico ma dolce, decisamente lontanissimo dal profumo che sentiamo sempre nel nostro Abruzzo. Per fare un paragone, secondo me, l'aria Abruzzese può essere paragonata a una bella genziana, forte e amara all'inizio ma che lascia poi una sensazione conciliante, come quando si posa lo sguardo sulle nostre montagne, sulle nostre valli, sui nostri fiumi, sulle colline e sui pascoli. L'aria della Sardegna, invece, mi fa pensare a un dolce secco ripieno di mosto cotto, un po' duro e insapore fuori, ma che dentro racchiude una ricchezza e una dolcezza straordinarie. Come le terre sarde, così aride e secche in estate ma custodi immemori di un'unica magia che si perde nella storia dell'uomo.
(Io questo so fare, pensare a metafore alcoliche e mangerecce. Spero che rendano l'idea.)
Penso che sia stato il fascino verso queste sensazioni, oltre l'amicizia sincera come base, che abbia fatto virare il viaggio in una dimensione introspettiva e interna.
Per essere chiari, non è che siamo stati gli ultimi quattro giorni a meditare sui massimi sistemi e sul subconscio umano (tenevamo 'na cazzo di voglia); ci siamo divertiti, abbiamo cazzeggiato, mangiato e bevuto in modo "arrogante" (lo ribadisco, siamo ABRUZZESI, ed eravamo in modalità da combattimento). Tuttavia, alla fine la sera ci ritrovavamo sempre a fare i conti con la giornata passata, e con tutto il nostro passato, e quell'aria così particolare aiutava a riflettere e a trovare un minimo di pace. Bastava un mezzo toscano, un po' di genziana (il caro Compare non ha fatto mancare l'elemento abruzzese nel viaggio, e quando ci torna una bottiglia di genziana preturese in Sardegna!), un respiro di quell'aria e poi si parlava.
Come ho detto, eravamo reduci da periodi particolari, e tante ansie, pensieri, idee e cose simili si manifestavano alla sera, dopo aver passato le giornate tra tour improvvisati e belle spiagge.
Non mi metto a parlare del Compare perché giustamente sono fatti suoi, ma per quel che mi riguarda questo viaggio mi ha lasciato davvero emozioni forti. Un po' strane, sotto alcuni aspetti eccessive e forse infantili, ma pur sempre fantastiche. Io ho il problema di essere una persona empatica e forse troppo sensibile, ma chi mi conosce poco non lo direbbe mai visto che sembro (e sono) un pazzo scatenato. Ogni volta che provo un emozione la sento forte, come se avesse una sostanza e un peso, qualcosa che mi rimane addosso, che, purtroppo e per fortuna, porto dietro per tanto tempo. Sono reduce da mesi particolari, in cui la mia vita ha preso improvvisamente una strada nuova, in cui ho perso tanto e non so quanto e cosa stia guadagnando. Un periodo di transizione in pratica, dove non mi sarei mai aspettato di vivere, e condividere, certe sensazioni ed emozioni in modo così profondo.
Provare emozioni forti solo visitando un sito megalitico, guardando un gregge pascolare in un prato arido, osservando rocce antiche di centinaia di milioni di anni, maschere dall'antica storia pagana, le costellazioni la sera sotto un'altro cielo, scoprendo sapori nuovi, tradizioni nuove, e vivendo quell'atmosfera accompagnato ospitalità, simpatia e disponibilità mai incontrate altrove mi hanno segnato davvero nel profondo. I sardi sono persone splendide e amichevoli, così tanto da essere arrivati anche a confondermi in modo eccessivo. E fu così che, dopo un'ottima cena in una trattoria di Nuoro, mi sono ritrovato a chiedermi il perché e il per come di un'inaspettata sorpresa ritrovata sul telefono, col caro Compare che tentava di schiarirmi le idee e con io che non continuavo a non capirci un beneamato. Perché sono un cretino, e se il Compare mi avesse tirato una botta in testa probabilmente a quest'ora starei più tranquillo. Comunque, va benissimo lo stesso.
Queste sono le cose che mi hanno fatto stare bene, queste sono le sensazioni che ho respirato, che hanno alleviato l'angoscia dei miei vecchi pensieri, che mi hanno fatto sbandare e che spero mi riporteranno presto in visita in quella terra. E tutto questo è stato possibile non solo per come ho vissuto questo viaggio, ma soprattutto perché l'ho vissuto con la persona giusta, con uno dei pochi che posso chiamare "amico", con cui è possibile parlare, condividere e confrontarsi senza paura e senza vergogna, semplicemente perché viene spontaneo farlo, e basta. E grazie anche ad un altro "amico", artefice del nostro viaggio, che ha fatto tanto per averci con lui in uno dei giorni più importanti della sua vita, che ci ha fatto sentire a casa, che si è fatto in quattro per noi in un momento in cui dovevamo essere l'ultimo dei suoi pensieri, e che spero potrà essere presente la prossima volta che saremo nelle sue terre (e soprattutto spero che verrà presto a visitare le nostre!).
E tutto questo è nato per una semplice casualità, perché qualcuno lassù ha detto che queste tre persone dovevano incontrarsi, per fare una partita a chiacchiere la sera su una terrazza, a Roma, con un bicchiere di vino in mano e un po' di sana gioia nel cuore.

Nessun commento:

Posta un commento