giovedì 6 novembre 2014

INIZIAMO A SCRIVERE E...PIOVE

Salve a tutti gente. Sono le 08:56 di giovedì' 6 novembre 2014, mi trovo a Roma, dovevo andare a sostenere l'esame di Idrogeologia (ma dai?!?!), il penultimo esame della mia vita da studente universitario e... Piove.
Già, piove.  Finora senza particolari disagi, almeno qui nella mia zona, ma ieri il rettore di Roma Tre, accogliendo le direttive del prefetto, ha sospeso per oggi l'attività didattica.
Quindi, eccomi qui, a casa, a iniziare questo blog.
E scriviamo qualcosa, avanti!
Per adesso non mi presenterò, lo farò in seguito. Inizio solo col dire che sono un ventisettenne abruzzese con la testa terribilmente dura, sto concludendo il corso magistrale in Geologia del Territorio all'Università degli Studi Roma Tre e che, prima di venire a Roma, scorrazzavo allegramente per le campagne di Fresagrandinaria. Sono (anzi, ero...purtroppo) un ragazzo di campagna e ne vado decisamente fiero. Una delle cose che mi ha lasciato la campagna, quella dei boschi e dei campi del mio paese, è stata la capacità di osservazione del territorio, saper leggere la terra, le forme delle colline, la forma delle nuvole, la direzione del vento e roba simile. La campagna insegna tanto, e tutto tutto ciò è stato fondamentale durante il mio percorso universitario. Ma ne parlerò più in là (ho stato troppi accenti, che brutto).
Quindi, di cosa parlo oggi? Di pioggia, appunto. Allerta meteo, disastri, alluvioni, clima che cambia, anidride carbonica e via discorrendo.
Allora, facciamo ordine.
Io appartengo, o meglio, apparterrò (se Dio vorrà) alla disgraziata classe dei geologi, che troppe volte vengono ignorati o, peggio, vessati dall'opinione pubblica. Voglio essere chiaro fin da subito: un geologo non "guarisce" da terremoti, frane, inondazioni, eruzioni vulcaniche, caduta di meteoriti e ira di Dio. No. Avete presente che i medici dicono "meglio prevenire che curare"? Ecco, lo stesso vale per i geologi. Un geologo non può "curare" un terremoto o un'inondazione, può solo dire "Attenzione, vedete che c'è questo rischio perché il territorio è così, così e così". Non so se avete capito qualcosa, quindi provo a spiegare.
Essendo in tema, parliamo di allerta meteo e inondazioni.

1) Allerta Meteo
Oggi hanno lanciato l'allarme rosso (anzi, viola) in 8 regioni italiane. La Toscana, in particolare l'area di Carrara, sta già facendo i conti con questi disastri, come altre aree in Liguria e Piemonte. Oggi dovrebbe toccare anche al Lazio e non ricordo quali altre regioni.
Giusto lanciare l'allarme in queste situazioni, più si può fare per la sicurezza pubblica e meglio è. Ma se poi non succede niente? Se a Roma non esonderà l'Aniene, non si allagheranno le stazioni della metropolitana e non franerà Monte Mario? Apriti cielo (ah ah ah). L'italiano medio ha sempre un motivo per lamentarsi e incazzarsi. E' un disagio andare a lavoro con questo tempo, è un disagio non poter andare a fare spesa, è un disagio stare a casa senza fare niente, è un disagio avere problemi di ricezione con l'antenna tv e blablabla. In pratica, l'italiano medio è sempre "disagiato". E lo dico seriamente, abbiamo sempre un motivo per lamentarci di quello che accade, e quando capita un evento di grande portata, come in questo caso una vasta allerta meteo, diamo il massimo di noi.
Siamo in allerta meteo? E poi l'attesa bomba d'acqua non arriva?
E allora: Maledetto Meteo! Maledetto Marino! Maledetto Zingaretti! Maledetto Renzi! Maledetto governo! Maledetta protezione civile! Non c'azzeccano mai e mi fanno perdere tempo! E vaf.....!!!
Appunto.
E se la bomba d'acqua arriva?
E allora: Maledetto Meteo! Maledetto Marino! Maledetto Zingaretti! Maledetto Renzi! Maledetto governo! Maledetta protezione civile! Ma è possibile che ogni volta che piove dobbiamo inzupparci come papere?!?! Ma va.....!!!
Penso che il concetto sia chiaro. Se non lo è, o scrivo come un cane (potrebbe essere) o tu, caro lettore, sei permaloso (ieheheheheheheheheh).
Vanno lanciate le allerte anche se non si ha la certezza dell'evento? Da persona che conosce il settore, posso dare una sola risposta: si. Come ho detto prima, anche in geologia vale la frase "Prevenire è meglio che curare", tanto quanto in medicina. Una previsione meteo non è una certezza, è una "previsione" come dice la parola stessa. Fare una previsione meteo è un lavoro massacrante. Ma avete idea di quanti dati bisogna raccogliere per mettere in piedi un sistema predittivo decente? Da geologo, solo per fare un modello dell'evoluzione di una frana bisogna raccogliere un'enorme quantità di dati su litologie, clima, quantità d'acqua nel suolo e stato dell'acqua, stato della formazione del suolo, evoluzione precedente del versante, situazione idrologica e idrogeologica, uso suolo e quant'altro. E questo per una frana, che rispetto all'enorme dinamismo delle masse d'aria si può definire relativamente "statica". Non si possono fare "magarizie" su una previsione, e se le autorità ci avvertono che possono esserci delle situazioni di pericolo dobbiamo dovremmo affrontare la cosa con più serietà e umiltà. In pratica, con "buon senso".

2) Fiumi e torrenti sbarrati, canali tombati ecc.
Allora, parliamo in modo specifico.
Cos'è un corso d'acqua? Un corso d'acqua è un "sistema dinamico", un elemento attivo del paesaggio che influenza costantemente le forme e le caratteristiche di quest'ultimo.
Cosa voglio dire? Che il fiume erode e deposita materiale, in poche parole. Da qualche parte scava, prende in carico sedimenti, li trasporta e da qualche altra parte li rilascia. Il trasporto del materiale, insieme all'acqua, avviene nell'alveo. Che sia un fosso, che sia un torrente o un fiume, tutta l'acqua converge in un fondovalle, dove poi si hanno gli effetti più rilevanti causati dal corso d'acqua, almeno per quello che ci riguarda.
La piana alluvionale è costituita, semplificando le pratiche, da un canale e appunto una piana alluvionale. Da una parte scorre l'acqua (quando c'è) e dall'altra il fiume, quando si incazza e straripa,inonda tutto e rilascia il carico solido portato in sospensione.
Ovvio no?
Bene, andatelo a dire agli imprenditori edili e a chi fa i piani regolatori. E soprattutto a chi acquista le case.
Se negli ultimi 40/50 anni sono aumentati i disastri idrologici non bisogna incolpare il meteo che è impazzito. Ad impazzire è stata l'edilizia. Se fino a qualche decennio fa l'essere umano non  ha mai costruito le sue case vicino ai corsi d'acqua perché lo dobbiamo fare noi oggi?
E vabbé, sono un quasi geologo e come tutti i geologi che parlano in tv (in primis Mario Tozzi) dirò anch'io che la mancanza di buon senso è il problema di fondo, non il meteo impazzito. E' così, non c'è niente da discutere. Mettetevelo in testa.
Ho detto prima che ogni corso d'acqua ha una sua piana alluvionale, e se si chiama "piana ALLUVIONALE" un motivo ci sarà. Non posso costruire vicino un fiume, fosso o torrente solo perché è un'area piana quindi è più comoda da insediare. Prima o poi dovrò fare i conti anche con quell'iniquo fossetto che solitamente l'inverno si trasforma in un rigagnolo con 10 cm d'acqua sul fondo. E poi ci sono i problemi legati a come vengono "trattati" soprattutto i fossi minori: ostruzione dei canali, tombamenti, incanalamento forzato, incuria nella pulizia e vai così. Va ribadito che l'acqua tende sempre a un punto di raccolta dal quale poi defluisce verso il mare (anzi, per essere pignolo, verso un "livello di base", che sia il mare, un lago, un fiume ecc.), e questo succede anche ai piccoli fossi effimeri che portano acqua una volta ogni dieci anni. Ripeto anche che un corso d'acqua è un "sistema dinamico e attivo nel paesaggio": se lo altero automaticamente provoco modifiche nel paesaggio stesso.
Quali modifiche? Quelle che stiamo vedendo questi giorni in tv, su internet, sui giornali e fuori dalla finestra. Se c'è un canale significa che c'è acqua che scorre,e se l'area intorno al canale è piatta significa che ogni tanto l'acqua è così tanta da straripare e inondare la piana. Può succedere una volta all'anno come può succedere una volta ogni trent'anni, ma succede ed è inevitabile. Impedire all'acqua il normale deflusso, con qualsiasi tipo di alterazione, significa alterarne inevitabilmente l'equilibrio. Il fosso è ostruito? L'acqua straborda con più facilità, e un fenomeno del genere al posto di diventare eccezionale diventa regolare. Se poi aggiungiamo il fatto che cemento, asfalto e la mancata pulizia (o la mancanza e basta) di tombini impediscono ai terreni di assorbire l'acqua, ecco che abbiamo un bel disastro.
Il torrente/fiume/fosso quello che è ha degli argini e questi si rompono durante la piena anche se sono fatti di cemento armato (ved. Marina di Carrara)?
Si. Le opere di sistemazione possono generare problemi poiché anche queste alterano l'equilibrio del fiume. Gli argini artificiali, la rettificazione degli alvei e opere simili costringono il fiume ad avere una "costanza" nel tempo, nel senso: questi sono i tuoi argini, rimani qui dentro e non scocciarmi più.
Ma se non riusciamo a prevedere con precisione come si muoverà una perturbazione, possiamo costringere un corso d'acqua a starsene buono nel suo letto? Col Cavolo.
Gli argini artificiali producono sui corsi d'acqua un'"aumento di velocità" del corso stesso. Perché? Perché un argine o un letto artificiale ha una forma regolare (comunemente una sezione rettangolare) con pareti relativamente più lisce rispetto ai terreni dei canali naturali (che, tra l'altro, non hanno forma regolare). Se l'acqua si muove in un luogo più "omogeneo", allora può farlo più velocemente. Se lo fa più velocemente, l'acqua ha più energia. Se c'è tanta acqua con più energia del dovuto, l'argine di cemento armato fa a farsi benedire. Causa-conseguenza, semplice no?
Ma allora, se neanche sistemare gli argini va bene, cosa bisogna fare? La risposta non è "niente", la risposta, anzi, le risposte sono di nuovo "prevenzione" e "buon senso".
Prevenzione perché, anche se lontani dai centri abitati, ai corsi d'acqua va consentita il più possibile la loro normale vita, quindi, al fine di limitare i danni, va necessariamente garantita loro la capacità di far defluire nel modo più indisturbato possibile l'acqua.
Buon senso: qui le cose sono più serie. Se io, sindaco di un comune, produco un nuovo piano regolatore, devo prestare molta attenzione a quello che faccio. I professionisti che si occupano di territorio sanno quali sono i problemi, li studiano, producono informazioni e dati e consegnano i loro lavori alle amministrazioni che "dovrebbero" tener conto di tutto ciò. Il nostro è un territorio con molte pericolosità (idrogeologiche, sismiche, vulcaniche ecc.) e, se fossi io un amministratore locale, regionale o nazionale, farei molta attenzione a dove e come si costruisce un'infrastruttura. Dovrebbe essere un atto dovuto per il bene dei cittadini, ma questi sono discorsi troppo idealisti (purtroppo).
Ci sono persone che sacrificano una vita per comprare o costruire una casa  che poi viene compromessa da una qualche calamità naturale, tutto questo perché c'è stato qualcuno che ha detto "là si può costruire" pensando esclusivamente al profitto ricavabile. Qui a rimetterci sono in tanti, troppi, e, per essere sinceri, la politica non può continuare a rifugiarsi dietro la maschera delle "misure impopolari" per infischiarsi della salvaguardia del territorio. Cari politici, se ne siete capaci, tirate fuori un po' di buon senso e smettetela con le prese in giro.

3) Il clima sta cambiando.
Allora, questo è un argomento che va trattato in maniera più ampia perché è piuttosto spinoso.
Il clima è diverso rispetto a quello di trent'anni fa? Si.
E' colpa dell'anidride carbonica? C'è chi dice si, c'è chi dice no. Io sono uno di quelli che dice "probabilmente no". Un geologo non è solo esperto di rocce, è esperto di "Pianeta Terra", in tutti i suoi aspetti. Anche in fatto di clima e, soprattutto, di "cambiamenti climatici". Se sappiamo com'era il clima 350 Ma lo sappiamo grazie alle studio delle rocce, soprattutto quelle che vanno sotto il nome di "rocce sedimentarie". Come dice la parola stessa, queste sono rocce generate da "sedimenti" che si depositano in qualche luogo, che sia un mare, un lago, una piana fluviale, un deserto o che ne so. I vari "pacchi" di sedimenti sono come registri in cui vengono annotate tutte le condizioni che caratterizzavano l'ambiente di deposizione di quel periodo: latitudine, temperature, umidità, forme di vita ecc.
Dove voglio arrivare? Voglio solo dire che grazie allo studio delle rocce sappiamo come è variato il clima del nostro pianeta durante la sua vita, e sappiamo che, ovviamente, il clima non è mai rimasto costante. Ho detto prima che anche il clima è un sistema "dinamico", influenzato da una miriade di fattori che possono cambiare sia nell'arco di milioni di anni che in pochi decenni. E quando il clima del pianeta è stato così caldo da non consentire l'esistenza di calotte glaciali (cioè la maggior parte delle volte) non c'era nessuno a buttare nell'atmosfera quantità immani di anidride carbonica. Ora, ho lanciato solo un sassolino e riprenderò questo discorso più in là, ci tengo però a dire che la storia del clima non può essere usata come scusa per giustificare la scelleratezza umana. E con questo chiudo.

Va bene, ho sproloquiato abbastanza. Attualmente nella mia zona di Roma non sta piovendo, ma la città è molto grande e i disagi ci sono stati. Spero che non ce ne saranno anche dopo, né qui e né altrove, e spero che questo maledetto maltempo la finisca di fare vittime e danni. Buona giornata a tutti e alla prossima.

E ricordate sempre: "CI VUOLE BUON SENSO"

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